Giorno del Ricordo: medaglia d’onore al nostro socio Renato Vasile

Il 10 febbraio c.a. presso l’aula Consiliare del Comune di Pietraperzia in occasione di un incontro celebrativo organizzato dal Prefetto di Enna dr.ssa Clara Minerva per il “Giorno del Ricordo”, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano–dalmata e delle vicende del confine orientale è stata consegnata personalmente dal Prefetto al nostro socio ing. Renato Vasile una medaglia d’onore conferita con decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano  alla memoria del nonno, Gerlando Vasile.

Di seguito riportiamo parte dell’intervento svolto nell’occasione dall’ing.Vasile:
 

La consegna della medaglia. Nella foto Renato Vasile con il Prefetto dr.ssa Minerva

Signor Prefetto, Autorità qui presenti, Concittadini,
È con grande gioia e grande commozione, che in questo giorno, “giorno del ricordo”, dedicato alla memoria dei martiri delle Foibe, ricevo questa onorificenza di cui il Capo dello Stato mi ha voluto insignire come nipote di un martire.
E in questo giorno il mio pensiero non può che andare a mio nonno ed a ciò che mio padre e una mia zia mi hanno tramandato di lui.
Non mi dilungherò, ma mi sembra doveroso dare un cenno di quei fatti che oggi sono motivo del nostro incontro.
Mio nonno, Vasile Gerlando, nativo di Siculiana, trasferitosi per motivi di lavoro, nella metà degli anni 30, nell’allora italiana Fiume, fu un padre ed un marito modello. Lontano dalla sua Sicilia, in una terra molto più emancipata e diversa da quella dove aveva sempre vissuto, restrinse i suoi umili interessi alla famiglia ed al lavoro. Svolgeva servizio civile presso la locale questura.
Non ricoprì cariche pubbliche, non fece mai parte di alcuna fazione politica, non prese mai parte ad alcuna azione di guerra, ma con tutto ciò ebbe la sola colpa, come tanti altri poveri innocenti, di trovarsi, nel giorno in cui fecero ingresso in Fiume le “milizie del Generale Tito”, nel suo posto di lavoro.
Fu arrestato senza alcuna precisa accusa ed incarcerato, per un breve periodo, presso la locale prigione di Fiume. In quei pochi giorni non gli fu permesso di incontrare i propri cari. Quindi, senza alcuna comunicazione alla famiglia, fu deportato in luogo sconosciuto. Di lui i familiari non ebbero più notizie.
Si seppe in seguito, dalle testimonianze di alcuni esuli, che assieme ad altri fu infoibato presso un luogo non meglio indicato.
Non mi dilungo nel raccontare le sofferenze alle quali furono costretti la moglie ed i quattro figli nei giorni successivi alla sua scomparsa e nel ritorno da esuli in Sicilia. Il maggiore dei quattro figli era mio padre ed aveva allora 12 anni.
Bene, questo giorno serva a ricordare quanto ancora oggi ci è sottaciuto dai libri di storia, e che le guerre non hanno vincitori ne vinti, ma solo sofferenze e atrocità da ambo le parti.

Un ringraziamento particolare a questi ragazzi oggi presenti con l’auspicio che la storia ed il ricordo di questi martiri servano loro per maturare quei sentimenti che saranno domani baluardo insormontabile contro qualunque guerra e qualunque atrocità.