I COMITATI GARIBALDINI DI PIETRAPERZIA E I FINANZIAMENTI A GARIBALDI DEI LIBERALI PIETRINI.

 

L’esito positivo dell’impresa garibaldina in Sicilia, iniziatasi l’11 Maggio 1860 con lo sbarco di 1200 volontari a Marsala e conclusasi vittoriosamente a Milazzo il 20 Luglio del ’60 (Garibaldi passò lo stretto di Messina nella notte fra il 19 e il 20 Agosto), ebbe l’apporto indispensabile di tutte le forze vive della regione.
Non ho documenti che mi attestino la presenza di Pietrini tra i circa 10.000 Picciotti (=giovani) Siciliani che si unirono alle truppe garibaldine, mentre ho sicure prove di un vasto movimento sorto a Pietraperzia nel Marzo del 1862, e forse prima; a favore del tentativo di Garibaldi di liberare Roma e Venezia dalle rispettive dominazioni.
Anima di questo impulso patriottico fu il possidente pietrino don FILIPPO. PERDICARO di anni 36, sposato con donna Agata Di Blasi. in uno dei i tanti documenti che sono stati messi a  mia disposizione dalla signora Concetta Perdicaro, già preside della Scuola Media di Pietraperzia, e dal Marito dottor Filippo La Monica, ho potuto rilevare che Filippo Perdicaro intraprese giovanissimo gli studi di giurisprudenza a Palermo, ma, dopo aver superato brillantemente il 1° anno, preferì non continuare e dedicarsi nel suo paese alle proprietà familiari.
Di carattere vivace e attivo volle anche inserirsi nella vita politica e sociale di Pietraperzia.
Ne è segno un documento municipale del 27 Dicembre 1855, per mezzo del quale il Sindaco di allora, Giuseppe Nicoletti, comunicava al Perdicaro la sua designazione a Primo Eletto da parte del Luogotenente Generale Borbonico.
Il nuovo corso politico, instaurato dal Generale Garibaldi in Sicilia, diede modo al nostro concittadino di esprimere liberamente le proprie idee liberaleggianti, che cercò di concretizzare istituendo a Pietraperzia una sezione della “Società Unitaria” di ispirazione garibaldina, che aveva la sua sede centrale in Palermo, dove veniva rappresentata da un suo deputato (Articolo 1 e 8 dello Statuto Pietrino dell’Associazione). Il Comitato Direttore della stessa venne eletto il 9 Marzo del 1862 nelle persone di Filippo Perdicaro, Giuseppe Tortorici e Salvatore Di Blasi.
In quella seduta, svoltasi presso la Sala Comunale, venne approvato lo Statuto dell’Associazione, che aveva i suoi punti qualificanti nei seguenti articoli:
ARTICOLO 2: (L’Associazione Italiana Unitaria) ha per intento:

  1. a) di raggiungere l’unità nazionale aiutando con tutte le sue forze il… compimento del programma del generale Garibaldi;
  2. b) di raccogliere ed esprimere con tutti i mezzi legali possibili i voti del paese pel suo ordinamento interno ed esterno;
  3. c) di promuovere l’educazione politica e sociale delle classi operaie;
  4. d) di mantenere l’unione con tutti i buoni cittadini senza distinzione di classe, di condizione e di provincia.

(Leggendo la lettera “c” mi è sembrato di scorgervi i prodromi dell’Associazione operaia a Pietraperzia. Notando ancor oggi nel salone a pianterreno della Società Operaia “Regina Margherita” un antico quadro di Garibaldi valuto un ipotesi plausibile il legame dell’inizio della società con quel movimento garibaldino sorto nel 1862).
ARTICOLO 4: La Società sarà presieduta da un Comitato Direttore di tre membri, il quale sarà assistito da un segretario o vicesegretario.
ARTICOLO 10: La durata di tutti essi sarà la vita di tre mesi; non è vietata però la rielezione.
ARTICOLO 15: Le sedute ordinarie avranno luogo almeno due volte al mese.
ARTICOLO 16: II Comitato Direttore ha facoltà di convocare straordinariamente l’Assemblea.
ARTICOLO 22: Il. Consiglio (di sei membri: art. 5) avrà di preferenza l’obbligo di curare l’esecuzione del quadruplice intento della Società, giusta  l’art. 2 del presente statuto…
Oltre all’approvazione dello Statuto, nella seduta dei 9 Marzo si pensò di eleggere un Comitato organizzatore dei festeggiamenti dell’onomastico del Generale Giuseppe Garibaldi (19 Marzo). Esso era composto dai (signori) Carlo Deliteris, Filippo Cremona (Guarneri), Calogero Capra, Antonino Falciglia, Paolo Bevilacqua e Giovanni Adamo. A costoro fu affidato il compito di organizzare i festeggiamenti per l’onomastico del generale Garibaldi, in sintonia col Municipio e col comandante della Guardia Nazionale.
La riunione del 9 Marzo si concluse con la nomina, per acclamazione, di Garibaldi a Presidente Onorario dell’Associazione e del “patriota Francesco Crispi” a socio onorario.
L’eroe dei due mondi, con lettera del 7 Maggio 1862, espresse il proprio assenso in questi termini: “Accetto la presidenza della Società Vostra. Vi esorto a dare opera .alla istituzione del tiro a segno. Credetemi con gratitudine e affetto”. Così Garibaldi invogliava i Pietrini ad allenarsi nell’uso delle armi per un’eventuale loro partecipazione ad imprese militari.
Un grave fatto d’insofferenza politica, intanto, causava la provvisoria rottura dei rapporti amichevoli tra la classe borghese di Pietraperzia, che s’identificava nell’Associazione Unitaria Nazionale, e l’autorità  religiosa locale. Nella seduta straordinaria del 29 Aprile 1862, fatta presso la Sala dell’Esattoria Comunale, la Società Unitaria accusò ufficialmente il Parroco della Chiesa Madre, sac. don Paolo Di Natale, di essere un reazionario contrario alla causa del Risorgimento italiano. Motivo addotto per tale accusa; il rifiuto da parte del Parroco di voler benedire, il giorno di Pasqua, la bandiera tricolore della Guardia Nazionale, dopo esserne stato invitato dal Sindaco. L’offesa fatta dal Di Natale risultava grave, anche se lo stesso aveva delegato per tale compito il Vicario Foraneo, salvandosi così, come si direbbe oggi, in angolo. Si accusava, inoltre, il responsabile della Chiesa Madre di aver convinto, con la sua: autorità, il clero progressista pietrino a non avanzare proposte presso il Santo Padre perché venisse da Lui abbandonata l’idea del potere temporale. Ed ancora: di aver difeso, aiutato dal “rinomato suo nipote  sac. don Natale Di Natale”, l’operato reazionario delegato di Pubblica Sicurezza, sig. Michele Piazza, facendo sottoscrivere a pro dello stesso un certificato di buona condotta da parte di tutto il clero regolare e secolare di Pietraperzia.
In quella occasione, alle firme del Comitato Direttore composto da Filippo Perdicaro e Salvatore Di Blasi (manca la firma del terzo: Giuseppe Tortorici) si aggiunsero quelle di: Michele Furitano, Gaetano Magnifico, Antonino Falciglia, Vincenzo Capra, Angelo Furitano Filippo Oddo, Santo Miccichè, Salvatore notar Spataro, Aurelio Oddo, Salvatore Mendola, Sebastiano Bongiovanni, Carlo Deliteris, Calogero Pagliaro, Vincenzo Costa, Calogero Callari, Antonino Ciulla, Pietro Corvo, Giuseppe Crea, Salvatore Falciglia, Domenico Bonanno, Pasquale Bongiovanni, Calogero Miccichè, Giuseppe Bottoni, Gaspare Cannata, Giuseppe Strazzeri, Sebastiano Giordano, Gaetano Deliteris, Salvatore Di Blasi, Paolo Guarneri, Gaetano Ballo, Michele Pozzanghera, Cav. Giuseppe Di Blasi, Luigi Di Blasi, Salvatore Costa, Pietro Cremona, Giuseppe Mendola, Gioacchino Corvo, Vincenzo Fiore, Santo Bevilacqua, Paolo Bevilacqua, Michele Di Blasi, Pasquale Guarnaccia, Salvatore Fiore, Salvatore Maienza fu Filippo, dottor Rosario Spataro, Mauro Deliteris, Vincenzo Di Blasi, Gaetano Di Blasi, Francesco Paolo Di Blasi, Filippo Cremona Guarneri, Calogero Capra, Paolo Guarneri.
Il verbale della seduta si chiudeva con la firma del segretario della Società Gioacchino Giarrizzo, Questi, dopo i tre mesi prescritti dallo statuto (art. 10), venne sostituito da Giuseppe Crea.
Interessante risulta essere il verbale del 4 Maggio, nel quale viene riportato un discorso pronunziato da Filippo Perdicaro all’Associazione.
Nella sua esposizione il Perdicaro delineava per sommi capi l’evoluzione del movimento pro-Garibaldi sorto a Pietraperzia. Ci viene rivelato che già nel Luglio del 1861, sotto le presidenza del Sig. Vincenzo Fiore, socio anziano dei Liberali, si era ,costituito a Pietraperzia “un comitato di provvedimento per Roma e Venezia”, il cui scopo principale era quello di raccogliere fondi per la liberazione delle due “schiave provincie”. Per tal motivo Vincenzo Fiore si era fatto, allora, promotore di una raccolta in denaro, che fu inviata al Comitato di Palermo. Inoltre l’allora “Comitato di Provvedimento per Roma e Venezia” aveva scelto come suo rappresentante “l’ardente patriota sig. Giorgio Asproni”, quale deputato presso le Società Democratiche convocate a Genova.
“Per allargare vieppiù il numero dei soci ed essere uniformi alle altre Società Sorelle Siciliane – continuava il Perdicaro – si passò a costruire questa Società Unitaria nella quale venne completamente fuse il Comitato anzidetto. Or la rappresentanza di tutte le Associazioni Liberali Democratiche Italiane, riunitesi in Genova nella sessione del 9 Marzo ultimo, dopo ponderati dibattimenti, emanava uno statuto ed un regolamento con i quali debbono stringere un vincolo e regolarsi tutte le democratiche associazioni.”
I punti cardini di detto statuto erano tratti dalla medesima formulazione del Plebiscito per l’annessione delle due Sicilie di regno d’Italia (21 Ottobre 1860) che stabiliva: Roma come capitale, l’uguaglianza dei diritti civili e politici di tutte le classi sociali, la ferma intenzione di. promuovere ed assicurare l’indipendenza e la libertà della patria con l’aiuto di tutti cittadini atti alle armi.
Per creare un collegamento unico tra tutte le diverse associazioni liberali italiane ed avere una sola rappresentanza elettiva, in quell’incontro nazionale, tenutosi a Genova e presieduto da Garibaldi, si pensò di stabilire una denominazione uguale per tutte e cioè: “ASSOCIAZIONE EMANCIPATRICE ITALIANA”.
In corrispondenza a tale direttiva il Perdicaro consigliò che anche l’Associazione Unitaria Pietrina accettasse nome e regolamento sanciti a Genova; inoltre propose che si confermasse la nomina dell'”ardente patriota Asproni” quale rappresentante della loro associazione a Genova.
Le proposte di Filippo Perdicaro passarono a pieni voti e furono sottoscritte, oltre che dai firmatari del verbale del 29 Aprile già citati, da questi altri intervenuti: Rocco Di Blasi, Calogero Puzzo, Giuseppe Drogo, sacerdote Crea Calogero Dinarello e Lavore, Salvatore Maienza di Filippo, dottor Giuseppe Pezzangora, Giuseppe Cannata, Giuseppe Buccheri, Salvatore Maienza di Michele, Calogero Cannata. Ludovico Bertini, Giuseppe Selvaggio, Rosario Oddo, Felice Corvo, Ludovico Pezzangora, Giuseppe Pietro Tortorici, Antonino Lo presti, Luciano Adamo, Pasquale Bonaffino, Giovanni Adamo, Santo Cannata, Gaspare Tortorici, Carlo Aurelio Bertini, Salvatore Iarìa, Giuseppe Corvo, Salvatore Salvaggio, Antonino Salvaggio, Francesco Miccichè, Calogero Giarrizzo, Cosimo Milazzo, Giuseppe Barrile.
Ventilatasi poi l’ipotesi, conosciuta attraverso i giornali e altre fonti, che sarebbero state chiuse dal Governo tutte          le Associazioni Italiane, la SOCIETÀ UNITARIA EMANCIPATRICE DI PIETRAPERZIA prese netta posizione contro tale eventualità, ribadendo che tale chiusura sarebbe stata una chiara violazione della Costituzione del ‘Re Galantuomo’; d’altro canto gli ideali della loro Associazione non contrastavano tale Costituzione.
Difatti erano loro finalità: “rispettare le leggi delle autorità costituite, procurare con tutti i mezzi i vantaggi della Nazione, promuovere le sagge istituzioni, sorvegliare le persone pubbliche o private che vorrebbero deviare o far deviare dal sentiero tracciato pel nostro completo risorgimento, ed abbattere le mire sovversive del partito Austro-Clericale-Borbonico.” Per dare profitto alle loro Considerazioni si stabilì di mandare copie della loro protesta “alle Associazioni Democratiche Italiane ed alla Commissione Esecutiva del Consiglio Centrale dell’Associazione Emancipatrice Italiana” con sede a Genova, perché quest’ultima ne desse “legale conoscenza al Parlamento Italiano.” (Verbale dell’11 Maggio 1862).
Nella riunione del 25 Maggio 1862 preso .”la casa dell’Esattoria Comunale” tutti i presenti, dopo aver dichiarato legali le sedute dove fossero intervenuti non meno di 25 soci, si pronunziarono a favore della presa di posizione dell’Associazione Unitaria di Palermo, che aveva espresso la propria indignazione per il “procedere del Ministero verso il generale Garibaldi e i suoi prodi commilitoni”.
Inoltre gli associati pietrini si compiacquero per il fatto che Garibaldi aveva accettato la presidenza onoraria della Società. Ad una loro lettera esprimente gratitudine, il generale rispondeva l’otto Luglio ringraziando tutti per i sentimenti di affetto comunicati.

GARIBALDI A PIETRAPERZIA. (1862)

Nella seduta straordinaria del 13 Luglio il Perdicaro diede lettura di questa lettera; quindi propose un’iniziativa allettante: INVITARE IL GENERALE GARIBALDI A VENIRE A PIETRAPERZIA (“Correndo voce che il Generale onori di sua presenza queste contrade fa mestieri che la società si occupasse ad eleggere una deputazione nel seno della medesima per portarsi a Caltanissetta ove forse si dirigeva principalmente per darle invito di onorare colla sa presenza questa nostra Comune”). Ad unanimità di voti si scelse una delegazione col compito di andare ad “ossequiare il generale Garibaldi” e di invitarlo a venire a Pietraperzia. Gli eletti furono: i tre membri del Comitato Direttore, don Salvatore Mendola, don Vincenzo Di Blasi, don Michele Furitano, .don Giuseppe Drogo, don Pietro Nicoletti, don Vincenzo Fiore e don Michele Tortorici.
Un altro punto all’ordine del giorno era la scelta dei candidati “alla maggioranza” del Consiglio Comunale, giacché si doveva “per legge cambiare il quarto(?) dei consiglieri comunali”. In ossequio a tale disposizione la Giunta-Municipale aveva convocato per il 20 Luglio 1862 il collegio elettorale. A detta del Perdicaro l’associazione doveva adoperare “la sua influenza per portare voti degli elettori (a vantaggio) di quei cittadini liberali e benemeriti, che siedano in consiglio non per vanagloria ma per agevolare e coordinare l’amministrazione comunale nelle presenti non tanto felici emergenze”. Tali cittadini benemeriti vennero individuati nelle persone del signor Michele Tortorici, del barone Luigi Tortorici, del signor Vincenzo Fiore e del signor Pietro Miccichè.
Il 3 agosto 1862, su proposta del Presidente, e in base alla circolare della commissione esecutiva del Consiglio Centrale in Genova, l’Associazione Emancipatrice di Pietraperzia decise di nominare “una commissione di soci e di altri cittadini che si occupassero a raccogliere una somma che dovrebbe non essere indifferente per offrirla in donativo al generale Garibaldi pel sacro fondo di Roma e Venezia ed un’altra commissione per coordinare alcuni giovani patrioti che hanno promosso un arruolamento di volontari per mandarsi sotto gli ordini del generale Garibaldi.”
“La Commissione pel donativo per Roma e Venezia è composta dai signori: Michele Furitano, Salvatore Mendola, Giuseppe Drogo, Pietro Nicoletti, Vincenzo Di Blasi, Giuseppe Bonaffini, Rocco Miccichè, Gioacchino Corvo.”
Per l’arruolamento vennero scelti i signori: Carlo Deliteris, Liborio Miccichè e Gaetano Miccichè.
Riguardo alla venuta di Garibaldi a Pietraperzia teniamo. come fondata la data dell’undici e dodici Agosto, come risulta dallo studio del nostro compaesano ragionier Lino Guarnaccia. (Leggi l’articolo di Lino Guarnaccia: “I Garibaldini Pietrini del 1860” (clicca qui), pubblicato su “La Voce del Prossimo” (Dicembre 1984 – Anno IV, n.3, pagg.7, 8,9,10).
Il poeta e amatore di storia paesana, Francesco Tortorici Cremona scrisse un interessante articolo, dal titolo: “Notizie Storiche su Pietraperzia” (clicca qui) sulla vicenda- storica del passaggio delle truppe borboniche per Pietraperzia e le tragiche conseguenze. Questo ‘articolo, tratto dalla rivista siracusana “La Siciliana” (Gennaio 1925, pag.9) e che è stato fedelmente riportato su “La Voce del Prossimo” (Ottobre 1984 – Anno IV, n.1, pagg.7 e 8), accenna pure alla venuta ,di Garibaldi a Pietraperzia in questi termini: “Nello scorcio dell’està del 1862: Giuseppe Garibaldi con :i. suoi volontari fra le acclamazioni di un popolo entusiasta, entrava trionfalmente in Pietraperzia, ove la famiglia Di Blasi gli offerse generosa- ospitalità quale si conveniva .a tanto uomo. La marea della gente, accorsa in via S. Francesco per vederne le sembianza ed ascoltarne la voce, obbligò. il duce ad affacciarsi al balcone da cui pronunziò parole inneggianti alla libertà conquistata a prezzo di sacrifici. Terminò il suo dire col grido di ‘O Roma o morte!’ e l’eco si ripercosse in migliaia di petti e migliaia di voci ripeterono le fatidiche parole.”
Ad ospitare Garibaldi, come ci fa sapere nel suo scritto il Tortorici, fu la famiglia Di Blasi, che, da testimonianze orali, risulta corrispondere ai suoceri di Filippo Perdicaro, sposo di donna Agata di Blasi, e residenti in Via S. Francesco (oggi Via Principessa Deliella n. 160, “quasi di fronte la chiesa di Sant’Elia”). Nella loro abitazione vi dormì una notte.(1)
Il dottor Filippo La Monica, marito della signora Concetta Perdicaro, (a loro dobbiamo la conservazione di tutti i verbali dell’Associazione Unitaria Emancipatrice di Pietraperzia citati in questo articolo) mi ha riferito il seguente episodio che io cito alla lettera: “In relazione al fatto storico che Garibaldi era coinvolto nella cosiddetta ‘Questione- Romana’, e cioè che egli si era posto apertamente contro lo Stato pontificio e di conseguenza contro la Chiesa di Roma come istituzione, si tramanda un fatto aneddotico sulla cui verità non è dato testimoniare. Si racconta infatti che, in prosieguo, la signora Agata Di Blasi, rimasta vedova nel 1867 per la morte del marito Filippo Perdicaro a causa del colera, avesse bruciato il letto è la biancheria usata dall’ospite Garibaldi, ritenendo, con ciò, per autonoma e personale interpretazione, eliminare un certo senso di colpa connesso al proprio scrupolo religioso.”
La famiglia La Monica-Perdicaro è in possesso ancora di una coperta bianca che – si dice – fosse stata usata come copriletto la notte dell’ospitalità a Garibaldi; possiede, inoltre, una lettera olografa di Garibaldi.
La commissione, designata nella seduta del 3 Agosto per la sottoscrizione a favore delle iniziative garibaldine; s’interessò della raccolta di fondi il 12 agosto successivo, raccogliendo la somma di 187 ducati e 17 centesimi. Un aiuto fattivo venne dai signori Giuseppe Siena, Eustachio Bertini, Filippo Perdicaro in veste di cassiere, e Domenico Rausa.
Tra gli 87 sottoscrittori, le cui firme sono apposte sul verbale del 12 Agosto, dimostrarono evidente generosità:
il signor Giuseppe Drogo (ducati 16,47),
il signor Salvatore Mendola (ducati 12),
il signor Pietro Nicoletti (ducati 9),
il signor Filippo Perdicaro (ducati 6),
il signor Tommaso Riccobene (ducati 6),
il signor Filippo Cremona Di Fede (ducati 6),
il signor Francesco Tortorici e il nipote Michele (ducati 9).
In quella stessa occasione si deliberò di erogare 60 ducati per compera di sessanta blouse e sessanti berretti per equipaggiare i volontari pietrini che volevano seguire Garibaldi nella sua spedizione per la liberazione di Roma e Venezia, La rimanente somma, di 127 ducati e 17 grana venne affidata al signor Michele Furitano (quietanza del 16 Agosto) che con lettera dell’Agosto era stato dichiarato, da Garibaldi, comandante del battaglione dei volontari pietrini. La commissione diede, inoltre, mandato al Furitano di detrarre dalla somma a lui affidata le spese vive occorrenti per il viaggio dei volontari fino al momento de raggiungimento della colonna comandata dal generale Garibaldi.
In seguito alla sottoscrizione l’Associazione inviò il 20 Agosto una lettera al giornale palermitano “Il Precursore” con la quale si chiedeva di pubblicare i nomi dei contribuenti “pel sacro fondo di Roma e Venezia” e si specificava che i contribuenti facevano parte dell’Associazione Emancipatrice Italiana e del Casino Concordia di Pietraperzia.
Il gerente di quel giornale, Donato, Sarri, però, il 23 Agosto rispondeva che per pubblicare quei nominativi era necessario che si verificassero due fatti: 1) la cessione, dei soldi raccolti, al barone Favara di Palermo, 2) la cessazione dello stato d’assedio durante il quale erano sospese le pubblicazioni dei giornali.
A testimonianza della presenza di volontari pietrini alla sequela di Garibaldi, che probabilmente furono 60 (in corrispondenza al numero di blouse e di berretti comprati dal Perdicaro per l’importo di 20 onze (quietanza del 16 Agosto 1862), riporto il seguente passo dell’articolo di Francesco Tortorici Cremona, già sopra citato (“Notizie Storiche su Pietraperzia”): “L’indomani si videro capi di famiglia prendere congedo dai figli e dalle sposa; giovani plebei e, di famiglie agiate tralasciare il lavoro, gli studi, disinteressarsi della carriera, abbandonare i genitori, le amanti e tutto ciò che avevano di più caro, di più sacro, per seguire la sorte dell’Eroe.”

 

(1) Uno storico americano di Philadelphia, di origini pietrine, Kenneth Milano, recentemente ci ha mandato un ritaglio di un giornale inglese, il Daily News datato 23 agosto 1862, che pubblica una lettera dalla quale si viene a conoscenza di nuovi particolari sulla visita di Garibaldi a Pietraperzia.

Dal giornale inglese viene confermata una lettera di Vincenzo Di Blasi, padre di Agata, moglie di Filippo Perdicaro, inviata al corrispondente della Stampa(?) di Torino il 12 agosto, nella quale, entusiasta, scrive che il giorno prima ha ospitato nella sua casa Giuseppe Garibaldi. E ancora, il discorso di: “Roma o morte”, fu pronunciato, perlomeno, anche alla Matrice, visto che Tortorici Cremona, come scrive nel suo articolo “Notizie Storiche su Pietraperzia”, ci dice che Garibaldi fece lo stesso proclama di Via S. Francesco (attuale via Principessa Deliella), dove si era radunata la folla esultante.

La traduzione del ritaglio del Daily News.
La seguente lettera dalla Sicilia è stata indirizzata al corrispondente di Torino della Stampa datata Pietraperzia, 12 agosto:
Scrivo con grande emozione. Ieri ho avuto l’onore di alloggiare il generale Garibaldi nella mia casa. Invitato dalla Società di Emancipazione Unitaria, venne tra noi. Impossibile descrivere l’entusiasmo generale. Il clero, la guardia nazionale, la giunta municipale, tutto il popolo lo condussero alla cattedrale, dove, dopo un solenne Te Deum, e un discorso di padre Pantaleo, il generale Garibaldi annunciava all’assemblea il suo proclama di “Roma o morte”. Tutta la popolazione si è mossa. Il Sindaco e i suoi due figli furono arruolati. In questo momento una delegazione è impegnata a raccogliere fondi per attrezzare i nuovi volontari. Garibaldi è molto soddisfatto. Il deputato Nicotera, il colonnello Oddo, il maggiore Basso e il padre Pantaleo sono con Garibaldi. (Firmato) VICENZO DI BLASI

 

L’articolo di Padre Filippo Marotta è stato pubblicato dal mensile LA VOCE DEL PROSSIMO.
Novembre 1984 – Anno IV – n.2 e Febbraio  Gennaio 1985 – Anno IV – n.4 e 5