LA CHIESA DEL CARMINE DI PIETRAPERZIA

Chiesa del Carmine – nella foto in B/N è ancora visibile l’arcu di la buttina che collegava il convento con la chiesa.

La Chiesa del Carmine merita, a mio giudizio, uno studio particolare e approfondito sia per la sua evidente vetustà, sia per essere la genitrice del migliore folklore religioso del paese, e forse dell’intera Sicilia. Mi riferisco all’esaltante e commovente cerimonia religiosa del “Venerdì Santo”. È da questa Chiesa infatti che si leva e inizia la processione del “Signore delle Fasce”, fercolo immenso e solenne, che essendo stato ripreso da televisioni pubbliche e private è ormai conosciuto nell’intera Sicilia. Le origini della Chiesa si perdono nella notte dei tempi. fra Dionigi da Pietraperzia nella sua storia della Madonna della Cava, finita di stampare il 14 maggio 1776 così si esprime: “La chiesa mariana, che oltre delle cennate può dirsi antica in questo paese è quella chiamata universalmente il Carmine, nome guadagnatosi presso il popolo perché furono i carmelitani, e per la gran devozione che in essa nei mercoledì di ogni settimana con specialità si pratica, come appresso apprenderemo. Però anticamente chiamavasi : “del Soccorso”, della quale se ne ignora l’origine. Ma poco dopo aggiunge “Ed io la giudico edificata dopo l’anno 1306”. L’ipotesi, purtroppo, non è suffragata d’alcuna prova, né di carattere storico, né di carattere religioso. Un documento notarile (datato 1560), dal notaio De Aidone cita la predetta Chiesa col nome “Del Soccorso”.
Altro documento dell’anno 1584, sempre per citazione dello storico Fra Dionigi di Pietraperzia, afferma che donna Giulia Moncata (Moncada), sposa di don Pietro Barrese, principe di Pietraperzia, fece un lascito al magnifico Girolamo Mozzicato, superiore della compagnia del “Soccorso” da impiegare in beni stabili, del frutto dei quali si dovesse dotare annualmente la figlia di un confratello, sorteggiata tra dodici fanciulle figlie di confratelli, il giorno 8 settembre, giorno in cui si celebra la festa più solenne della compagnia del “Soccorso”. Nella “Storia del territorio di Pietraperzia dalle origini agli Aragonesi” abbiamo formulato l’ipotesi che nell’occasione dell’assedio al Castello di Pietraperzia avvenuto attorno al 1298 le macchine adoperate por lo smantellamento della fortezza, siano state piazzate nello spazio ultimamente occupato dall’odierna Chiesa del Carmine. E ciò per il semplice motivo che attorno e nelle immediate vicinanze del Castello non esisteva altro spiazzo adatto per la sistemazione delle macchine. Pertanto ci sembra ragionevole formulare l’ipotesi che la Chiesa del “Soccorso” sia stata edificata tra l’anno 1298 e l’anno 1560. La Chiesa, successivamente, prese il nome del “Carmine”, nome che attualmente conserva in quanto divenne sede dei Carmelitani(1). In tale periodo venne aggiunto alla Chiesa un edificio adibito a convento; un arco appositamente costruito collegava i due edifici. Sia nella parte della fabbrica di detto arco che si collegava con la Chiesa, sia nella parte che si collegava con il convento sono ancora visibili tracce di costruzioni e di una scala riferibili ad epoche diverse, segno evidente di vari rifacimenti. Nell’anno 1667 vennero aboliti i conventi dei Carmelitani. Il 2 novembre 1705(2) con atto rogato dal notaio Domenico Nicoletti di Pietraperzia, dietro licenza del Vescovo di Catania e del principe di questa città la Chiesa del “Carmine” venne concessa al padre Tommaso Marcherotti, del terz’ordine francescano allo scopo di fondarvi un convento di francescani. L’atto venne stipulato tra i Giurati e il padre Marchesotti. Con l’avvento dei francescani la chiesa e l’annesso convento assumono una posizione preminente nell’ambito dello sviluppo religioso e spirituale della popolazione.

Foto del 1974  di Lino Guarnaccia – Esterno della chiesa. La galleria è già stata demolita, è visibile solamente l’ingresso della cantoria. – L’abside della chiesa prima del crollo del 1976. Tutti gli stucchi di quest’opera tardo-barocca del 1700 sono andati perduti.

I francescani vengono autorizzati a concedere indulgenze e benedizioni. Il sentimento religioso s’affinò e si sviluppò, tanto che nella Chiesa del “Carmine” vennero sepolte due Pinzochere morte in odore di santità. Si tratta di suor Filippa Perri che morì il 18/5/1763 e di suor Caterina Blandini morta il 15/4/1775. Uno studio a parte menerebbe la parte posteriore della Chiesa, dove in occasione di lavori della recente costruzione sono stati rinvenuti una fonte in marmo e ossa umane. Purtroppo, tale parte è stata sepolta ignominiosamente dal cemento della nuova costruzione. È nel periodo dell’ultimazione della Chiesa da parte dei francescani che ha origine e si sviluppa il rito del “Signore delle Fasce”. Rito che anche se affonda la radice nel quadrone del S.S. Crocifisso, particolarmente venerato nell’antichità, dalla popolazione locale nei giorni di Parasceve; e nelle tradizioni spagnole, trova la linfa vitale per il suo massimo sviluppo nella semplicità, nella povertà, nella fede e nell’amore dei francescani(3).

Antonio Lalomia

 

1) A Pietraperzia non vi è stato mai un convento dei carmelitani. Da recenti studi si suppone, che prima del 1711, non vi fosse alcun convento annesso alla chiesa della Madonna del Soccorso. Il culto della Madonna del Carmelo fu introdotto dai frati del terz’ordine francescano. La prima citazione di una chiesa dedicata alla Beata Vergine del Monte Carmelo a Pietraperzia è del marzo 1711, e per tutto il ‘700 la chiesa conservò il doppio titolo.

2) L’atto fu stipulato il 10 giugno del 1705 e non il 2 novembre.  L’atto di cessione ai francescani, della chiesa del Carmine, fu stipulato tra i superiori della confraternita Maria SS. del Soccorso e padre Tommaso Maria Marchesotto, non con i Giurati della città come scrive padre Dionigi.

3) Non si conosce la fonte da cui il Lalomia ha tratto tale notizie e relative conclusioni. Il “quadrone del SS. Crocifisso” come impropriamente viene definito il SS. Crocifisso da Lalomia è un equivoco nato dal termine “quadrone” usato da padre Dionigi per i grandi quadri presenti nella chiesa, all’epoca come ora. Recenti studi, a seguito del restauro del veneratissimo simulacro di Gesù crocifisso, fanno risalire l’opera tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500. Essendo stata per secoli la confraternita del “Soccorso” l’unica in Pietraperzia, è da supporre che già prima del ‘700 la stessa confraternita curasse la processione del venerdì santo, così come stabilito dal sinodo diocesano catanese del 1668. II vescovo Michelangelo Bonadies aveva stabilito le nuove norme,  come indicate dal Concilio di Trento, con le quali le confraternite della diocesi di Catania dovevano “curare” la processione di Parasceve. Ancora oggi non si conosce la modalità di come avveniva la processione; ma poiché l’autorizzazione veniva concessa dal vescovo, dietro richiesta dettagliata dalle confraternite, non è lontano dal vero affermare che, in linea di massima, la macchina processionale, che oggi chiamiamo de “lu Signuri di li fasci”, fosse quella che fino agli anni ’50 del ‘900 era conosciuta con il titolo di “Calvario” .

  • L’articolo di Antonio Lalomia è tratto da L’INFORMATORE CENTRO-SICULO. Dicembre 1987 Anno III; n.12
  • Note a piè di pagina di Antonio Caffo
  • Immagini tratte dal sito http://www.signuridilifasci.it/  Archivio della Confraternita Maria SS. del Soccorso